Introdurre l’arte dello storytelling a scuola è stata una necessità… una scelta obbligata, frutto del dinamismo con cui le tecnologie digitali stanno modificando le nostre vite.
E’ un’esigenza perché l’addestramento al racconto e alla narrazione ci concede la possibilità di continuare a definirci “umani” in un mondo di dati, algoritmi, informazioni e immagini.
I vantaggi di introdurre il “metodo narrativo” sono noti da secoli forse. Eppure, proprio oggi, nell’epoca digitale e della iper-connessione, coinvolgere e formare sullo storytelling permette ai giovani di costruire autonomamente il proprio sapere.
L’abilità di raccontare permette di discernere ancora tra “reale e virtuale” in un mondo che è sempre più immateriale, anzi liquido.
I vantaggi sono notevoli e sono testimoniati dai numerosi progetti che, in modo massiccio e regolare, nelle scuole da noi coinvolte vengono portati avanti: nelle classi in cui si svolgono laboratori di storytelling si registrano consistenti miglioramenti delle capacità di apprendere e ricordare. Migliora l’apprendimento degli studenti, portati a mediare le informazioni e a creare (e poi organizzare) con le proprie mani una conoscenza che prima non esisteva.
Lo storytelling è una strategia importante nell’ambito della didattica perché permette di “imparare divertendosi” e lavora in direzione della riduzione dei rischi connessi ai “deficit di attenzione e apprendimento”, sempre più diffusi tra i giovanissimi, a causa di uno scarso approccio creativo con la tecnologia.
Le competenze di “Digital Storytelling”, nella Scuola di ogni ordine, stimola tutti gli “attori” protagonisti del sistema a costruire nuovi percorsi di apprendimento, rimettendo positivamente in gioco i reciproci ruoli e favorendo una nuova relazione tra docente e discente, non più basata sull’autoritarismo bensì su nuove logiche di “leadership”.
Inoltre lo Storytelling fornisce un contributo fondamentale a un aspetto determinante della Scuola moderna: il livello di confronto e di conflitto con gli altri. La conflittualità e spesso la violenza “verbale e fisica” raggiunge nel sistema-classe livelli davvero alti, estremi, che si manifestano in forme di bullismo o cyberbullismo.
Lo storytelling favorisce l’immedesimazione rispetto ai temi trattati e una maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e stati d’animo. Lavorare con lo Storytelling vuol dire rafforzare l’identità, l’autostima, il confronto con l’altro, riconoscimento, crescita personale e accettazione.
Potremmo dire in più che introducendo lo Storytelling nella didattica che utilizziamo negli incontri con i giovani aiuta a superare il modello verticale di apprendimento.
Molto significativo è stato introdurre questa metodologia educativa anche nei nostri progetti di imprenditorialità. I nostri esperti hanno raccontato storie di imprenditori “locali e non”, avendoli come testimoni in presenza. Tutto questo ha portato i giovani ad avere stimoli ed entusiasmo e voglia di intraprendere, fare domande e avere la disponibilità di un tutor che rispondesse ad ogni curiosità, da parte della platea, è stato fondamentale per la loro crescita.
Il classico percorso didattico che ha sempre meno da dire in un’epoca interattiva e multidisciplinare nata sotto il segno della contaminazione e della mediazione di contenuti e saperi. Siamo in un’epoca nella quale è difficile pensare che l’unico detentore delle informazioni e delle dinamiche valutative sia l’insegnante e, viceversa, i discenti siano solo dei “soggetti passivi” che ricevono delle informazioni.Viviamo pienamente la dimensione della Rete, con il suo “potere” per quanto riguarda la conoscenza e la Comunicazione. E’ necessario che gli insegnanti e i giovani discenti siano parte attiva di una “rete di conoscenza” piuttosto che autori di forme di conoscenze “passive”… lo storytelling ha grande parte in questo.